Luciano Canfora, Critica della retorica democratica

Luciano Canfora, Critica della retorica democratica, Laterza, Bari, 2002


Luciano Canfora è una delle menti più brillanti degli ultimi decenni. Filologo classico, già da anni ci ha abituato ai suoi excursus nell’ambito della storia della democrazia focalizzandosi in passato sia sui suoi esordi ateniesi che nei suoi risvolti più sanguinosi della Rivoluzione francese (si veda, ad esmepio il suo La democrazia. Storia di un’ideologia, Laterza, 2004).
Questo agile saggio per Laterza, giunto ormai alla terza edizione (2011) pur non rinunciando all’approccio storico, volge piuttosto l’attenzione del lettore a un esame della dottrina democratica in sé, di come dai suoi principî costitutivi essa si realizzi — o meno! — nel turbine della realtà contemporanea.

“Il requisito della «competenza» ha costituito, dal sorgere stesso di un pensiero politico in Occidente, in particolare nell’antica Grecia,l’architrave della critica alla democrazia: intendendosi beninteso per democrazia l’esercizio diretto del potere assembleare da parte di un vasto gruppo sociale di non possidenti, per lo più privi di una educazione elevata. Ovviamente la questione della «competenza» è tutt’altro che trascurabile. È una «pregiudiziale» difficile da aggirare. La risposta genericamente ottimistica , secondo cui l’esercizio stesso della politica creerebbe, alla lunga, una competenza diffusa, sarebbe anzi scuola di competenza, non è particolarmente convincente, a parte il suo carattere generico e dunque non probante.” (p.34)

Le conclusioni di Canfora non sono ottimiste. In effetti, sostiene il nostro, la democrazia non esiste: ogni volta, più o meno indipendentemente dal contesto, il processo di decision making è orientato dalle élites, e raramente si tratta di élites intellettuali. La teoria della “oligarchia mascherata” non è nuova e costituisce il tema di fondo del saggio. Particolarmente brillante nelle sue prime pagine, esso scivola da una riflessione alta sulla democrazia alla cupa disillusione sulle sorti della sinistra rivoluzionaria. A margine di queste nostalgie, la prima parte del volumetto (di cui qui riportiamo un breve estratto) presenta alcuni spunti interessanti sul principio di competenza e quello di rappresentanza.

 

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