J. R. Searle, La costruzione della realtà sociale

John R. Searle, La costruzione della realtà sociale, Einaudi, Torino 2006 (1955)

A oltre mezzo secolo di distanza dalla sua prima edizione, il saggio di Searle continuana rimanere un punto di riferimento per chi, come Forma, vuole compiere un lavoro di astrazione per osservare la genesi delle istituzioni, ivi comprese quelle politiche.
Searle fa molto di più: partendo dall’esame dei “fatti bruti”, ricostruisce il processo di intenzionalità collettiva con cui un certo contesto sociale C attribuisce funzioni, e caratteri simbolici ad un oggetto o a un fatto tale che esso assuma caratteri nuovi e accettati da tutti i membri di quel gruppo sociale. Questo processo, per cui “X vale Y in C”, si applica sia ad oggetti reali (come il denaro o la meta di un campo di baseball), che agli enti immaginari (i confini di uno stato, o il matrimonio). La riflessione va oltre il mero concetto di convenzionalità, ma si sposta piuttosto sul carattere comune delle strutture istituzionali, cioè il simbolismo. Tale passaggio diventa il raccordo necessario per estendere il concetto di struttura istituzionale anche al linguaggio, principale veicolo di simboli di cui l’uomo fa uso. Seppur datato sotto alcuni profili e non pienamente condivisibile per altri (ad esempio l’appoccio fortemente realistico nei primi capitoli in cui si tratta dei “fatti bruti”), il saggio rimane un necessario punto di partenza per una riflessione sulle istituzioni umane.

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