Berlusconi e la giornata della memoria

Stamattina leggendo i giornali sono rimasto stupito di come nel 2013 ancora non si riesca a parlare con oggettività e sereno distacco del Ventennio. Il caso, com’è noto, è fornito da una dichiarazione di Berlusconi in un’occasione del tutto inappropriata: la “Giornata della memoria” in ricordo delle vittime dell’Olocausto.

Prima di tutto i fatti. L’ex Primo Ministro, interrogato dai giornalisti risponde, tra l’altro (questa la frase incriminata) :

«Il fatto delle leggi razziali è la peggior colpa di un leader, Mussolini, che per tanti altri versi, invece, aveva fatto bene».

La notizia di uno scivolone così vistoso (specie nell’opportunità di dire qualcosa del genere in una cornice come la “giornata della memoria”) è stata rapidamente rimbalzata da tutte le agenzie e, da qui, ai giornali:

«Il fascismo fece cose buone». Coro di critiche a Berlusconi. (Corriere della Sera)
Giornata della Memoria, Berlusconi: “Mussolini fece bene, ma leggi razziali no” (Il Fatto Quotidiano)
Giornata della Memoria, Berlusconi: “Leggi razziali la peggior colpa, per altro Mussolini fece bene” (La Stampa.it)
Berlusconi: Mussolini fece cose buone, leggi razziali la peggior colpa. E’ bufera. Comunità ebraica: falsità sconcertanti (Il Messaggero)
Berlusconi alla giornata della memoria “Mussolini fece bene: leggi razziali no”(Unione Sarda)
Berlusioni:”Mussolini fece anche cose buone”. Poi rettifica e bufera (Leggo)

Fino alla stampa estera:

“Silvio Berlusconi elogia il dittatore Mussolini per aver ‘fatto buone cose'” (The Indipendent)
“Per Berlusconi Mussolini ha fatto buone cose” (Liberation e Le Monde)
“Giornata della Memoria dell’Olocausto: Berlusconi elogia Mussolini” (Spiegel online)

Leggendo questi titoli mi sono accorto che le questioni di fondo sono due. Una ha a che fare col merito della frase, e una con l’informazione. Partiamo da quest’ultima. Una cosa accomuna i titoli dei giornali che ho citato: nessuno riporta né nella forma né nella sostanza le parole di Berlusconi, ma tutti ne fanno una volgarizzazione piuttosto rudimentale (selvaggia?) per amplificare l’effetto-shock della notizia. L’unica voce fuori dal coro che ho trovato nel corso della mia rapida rassegna stampa è stata Adnkronos/Ign che titola:

«Mussolini fece anche cose buone». Bufera su Berlusconi.

È un film già visto. Dai “bamboccioni” di Padoa-Schioppa, al Maometto del discorso di Ratisbona di Benedetto XVI, fino ai “choosy” di Fornero, la stampa ci ha abituato alla sistematica distorsione della realtà. Senza entrare nel merito delle singole affermazioni, il comune denominatore di queste storie è che nessuna delle volgarizzazioni della stampa ha mai avuto corrispondenza nella forma e nella sostanza alle parole effettivamente pronunciate, sicché tutti questi discorsi, ascoltati nella loro integralità, differivano – almeno nella mia personale opinione – talmente tanto dalla vulgata della carta stampata da suscitare un certo sconcerto.

Naturalmente ciò è possibile per l’enorme superficialità collettiva. Non serve chissà quale mens philologica per pretendere di conoscere l’esatto contenuto di un pensiero prima di criticarlo, eppure la stragrande maggioranza delle persone forma la propria opinione leggendo i titoli (e solo i titoli!) dei giornali, non certo andando a verificare le fonti. La stessa gente che subito dopo si recherà alle urne con le idee prodotte a suon di vistose distorsioni del reale. «That’s Democracy, baby» si dirà, ed è vero, ma c’è di più.

Passando dal piano della comunicazione (ivi compresa la totale inopportunità a parlare del fascismo in termini anche solo vagamente positivi) a quello del merito, mi domando se un solo storico del pianeta possa contestare la verità della frase di Berlusconi:

«Il fatto delle leggi razziali è la peggior colpa di un leader, Mussolini, che per tanti altri versi, invece, aveva fatto bene».

Se, infatti, tale proposizione fosse logicamente etichettabile come falsa tout-court, dovremmo immaginare che Mussolini, nei suoi lunghi vent’anni di governo, non fece nulla, ma proprio assolutamente nulla di buono.
Senza dover necessariamente entrare nel dettaglio (ma molte sono le sintesi disponibili al pubblico sulle opere positive nel ventennio, come questa: http://www.studiorighetti.it/operefascismo.pdf), anche l’uomo della strada si accorge che probabilmente la scuola dove studiano i suoi figli, l’ufficio postale dove ritira la pensione, la ferrovia dove aspetta il treno sono probabilmente gli stessi edifici costruiti durante il fascismo, che gli enti che tutelano buona parte dei suoi diritti (INPS e INAIL, solo per fare due esempi) sono stati istituiti da Mussolini, che molte delle leggi che hanno caratterizzato la vita della neonata Repubblica sono in realtà creazioni nel regime (come la Riforma Gentile della scuola o i Patti Lateranensi) e così via.
Comunque la pensiamo, la storia difficilmente consente giudizi tranchant secondo cui un fatto o un periodo storico possano essere descritti come “completamente positivo” o “completamente negativo”. La storia, come la realtà, è più spesso simile al disordinato spettro di grigi di una matita di Guttuso piuttosto che alla rigida bicromia marmorea del battistero di Firenze.

E così, in tutta tranquillità e con il sereno distacco di chi, come noi, è antifascista in maniera autentica, si può dire che non solo in questo caso Berlusconi avesse perfettamente ragione, ma come lui la avevano anche Padoa Schioppa, Benedetto XVI e Fornero. È altresì curioso notare come il politico che secondo tutti gli indicatori ha il più basso tasso di verità riesca ad avere altissimi consensi quando nelle apparizioni televisive propina balle catastrofiche, e bassissimi quando – preso alla sprovvista – si trova ingenuamente a dire una cosa vera.

Di fatto, l’unico grossolano errore che accomuna i “bamboccioni”, i “choosy” e le “cose buone di Mussolini”  riguarda la devastante inopportunità di pronunciare frasi che, in un determinato contesto, hanno prestato il fianco alle deformazioni e strumentalizzazioni di una stampa inescusabilmente irresponsabile.

 

 

 

 

Taggato con: , ,
4 comments on “Berlusconi e la giornata della memoria
  1. Chiara Del Vescovo ha detto:

    In puro stile paolino (e non intendo l’apostolo), ho due commenti a questo post.

    1) Sebbene sia d’accordo che quanto affermato da Berlusconi non sia falso, lo trovo essenzialmente tautologico, ovvero non riesco a trovare NESSUN controesempio, in tutta la storia dell’umanità (o meglio, delle persone di cui ho la consapevolezza che siano esistite), di un qualcuno che in tutta la sua vita non abbia fatto una cosa positiva.

    2) Dal punto 1) nonché dall’esperienza che ho del Berlusconi comunicatore, le sue uscite non sono MAI prive di un secondo fine. Quindi, la sua frase aveva un mittente (i neofascisti? I nostalgici? Considerando che siamo in campagna elettorale, poi…)

    D’accordo, la stampa è tendenzialmente sensazionalista. Però dell’uomo Berlusconi abbiamo ormai imparato che, se c’è una cosa in cui è bravo, è vendere un prodotto (per quanto inconsistente e contraddittorio possa essere). Come il nostro caro Alcino è un burlone, e prendere in considerazione questa sua caratteristica aiuta a risolvere gli indovinelli, il nostro Berlusconi è un venditore di fumo, per cui tenere presente questo suo modo d’essere ci aiuta a capire cosa stia nascondendo dietro la coltre di fumo che getta negli occhi altrui. Cosa dalla quale invece si distingue il professor Monti (allo stesso modo di Padoa Schioppa), per cui invece certe uscite, sì, possono essere considerate “comunicativamente naive”, ma del quale sappiamo la fondamentale onestà.

  2. Polidori ha detto:

    Certo è una lettura possibile, ma considerando che i voti della destra più radicale vanno già a confluire nell’alleanza berlusconiana, mi sembra che una uscita di questo genere faccia perdere più voti di renziani-non-bersaniani di quanti voti dell’esclusa Casapound possa acquistare. E dubito che una persona che vive attaccata ai sondaggisti non faccia questo calcolo prima di mandare un messaggio. Peraltro, come mi faceva notare ieri un amico professore alla LUISS:

    «Ho sentito la dichiarazione intera in radio. B mi è parso stanco e non preparato, quindi portato a comporre un concetto mentre lo stava enunciando. Di qui la forma infelice. Però prima di quella frase c’erano pesanti critiche e prese di distanza da M. Dal punto di vista storico, non è per niente certo che l’antisemitismo e le leggi razziali fossero conseguenza dell’alleanza con la Germania. […] In realtà sappiamo che B è stato il più filoisraeliano dei leader italiani e che i rapporti con Israele oggi sono strettissimi. Né possiamo dimenticare che la sinistra appoggia i veri antisemiti di oggi, cioè gli arabi variamente declinati, ma agita in fede non sempre buona lo spauracchio della destra antisemita».

    Anch’io condivido queste osservazioni, e a queste aggiungo che se avesse voluto acchiappare quello zero virgola di Casapound probabilmente non si sarebbe prodotto subito dopo in vigorose smentite. In conclusione, poiché entia non multiplicanda praeter necessitatem, credo di sia trattato di un banale scivolone. Questo, naturalmente, non ha a che fare con il mio pezzo il cui destinatario non era il signor Berlusconi ma la stampa (tutta, non solo quella italiana).

  3. giovanni capelli ha detto:

    questo tipo di ragionamento che tenta di valutare il senso di una afermazione attraverso l’analisi della sua coerenza logica non funziona e dimostra scarsa conoscenza della logica stessa. Inoltre stando al tuo modo di procedere, considerando che ad es. tra il1933 e il 1936 in germania è stata eliminata la disoccupazione si potrebbe allora affermare che: “Hitler per tanti versi ha fatto bene”, ma per favore…

    • Polidori ha detto:

      Il fatto che una affermazione sia quasi tautologica, come ci ha ricordato Chiara, non implica che logicamente non funzioni, tutt’altro. Dire che A=A sarà pur banale ma, al livello di logica sulla quale stiamo ragionando, è difficile dire che sia falso. E dunque non posso che rispondere che quod gratis adfirmatur, gratis negatur.
      Peraltro, a me non interessa minimamente il contenuto della frase, né i suoi eventuali paralleli, ma solo la trasformazione che l’informazione ha avuto passando nell’imbuto della stampa. Il pezzo parla di questo, qualora non fosse sufficientemente chiaro.

Lascia un commento