Vizi di forma

Qualche tempo fa abbiamo ricevuto da un amico, attivista del Movimento 5 Stelle, il seguente quesito: “In un anno le famiglie sotto la soglia di povertà sono aumentate del 20%: è colpa della politica economica del Governo Renzi o no?”.

Premesso che la fonte (un parlamentare M5S che citava un approfondimento televisivo basato a sua volta su dati ISTAT) faceva riferimento al periodo 2013 su 2012, quando un Governo Renzi era ancora molto al di là dal concretizzarsi, e che pertanto la domanda risultava non ammissibile in termini di contenuto, ciò che più mi colpì fu la forma modo in cui essa veniva posta e il tipo di risposta che esplicitamente veniva richiesto.

Non priva di una sua affascinante vis provocatoria che ha il proprio “modello nobile” in Matteo 12, 30, questa modalità di impostare i termini della questione viene sempre più spesso  utilizzata nel discorso politico, soprattutto da esponenti delle parti  che si dicono più “vicine alla gente” e “lontane dalla vecchia politica”.

Come sarebbe bello un mondo in cui ogni domanda potesse avere come uniche risposte “sì” o “no”! 

Purtroppo, nascoste sotto una apparente semplificazione dei termini del discorso (“finalmente qualcuno che parla chiaro!”), si nascondono alcune fallacie che mostrano l’inadeguatezza di un certo tipo di pensiero nel fornire una interpretazione della complessità del mondo e, conseguentemente, nel definire valide politiche per governarla.

I principali problemi del caso in oggetto sono riconducibili a tre ambiti tra loro collegati: 

  • Semplificazione forzosa, per cui la complessità dei fenomeni viene ridotta a poche semplicistiche affermazioni, sovente ignorando o ribaltando il reale rapporto di causa-effetto tra i fenomeni ed eliminando completamente il concetto di concausa (e.g. “L’esplosione del debito pubblico è colpa dell’ingresso nell’Euro”) 
  • Polarizzazione delle opzioni, dal momento che i fenonmeni possono essere rappresentati in modo perfettamente lineare, diviene possibile ricondurre qualsiasi scelta a un quesito di tipo binario, al quale è necessario rispondere affermativamente o negativamente  (e.g. “il Governo è responsabile o meno dell’attuale situazione economica?”)
  • Imperativo morale, poiché se per ogni questione c’è una e una sola soluzione giusta, chiunque non la segua o proponga un approccio differente è necessariamente in malafede e probabilmente sta solo perseguendo i propri interessi personali (che, va da sé, sono necessariamente contrapposti a quelli della comunità)

Sebbene questo modo di porre le questioni risulti particolarmente efficace ai fini della raccolta del consenso, soprattutto in contesti in cui la partecipazione politica ha dinamiche assimilabili al tifo da stadio, appare altresì evidente che porre ogni questione sotto una sorta di “forma referendaria” infici la validità di istanze anche condivisibili a livello di principio, rendendole irricevibili in termini di attuazione pratica.

Per concludere, il ricorso sistematico all’approccio sopra descritto, talvolta con toni verbalmente violenti,  rappresenta a nostro avviso una grave violazione dei principi di onestà intellettuale che, al di là dei contenuti trattati, dovrebbero informare ogni discussione politica. 

E fa particolarmente specie quando ciò accade presso chi ha fatto della ricerca della “onestà a qualsiasi costo” la propria bandiera: ennesima dimostrazione di come il discorso sulla democrazia non possa prescindere da tutt’altro che oziosa riflessione formale sulle regole della democrazia stessa.

Postilla

Per completezza, ci corre l’obbligo di segnalare altre due diffussime pratiche, corollarie a quella qui sopra esposta, a nostro avviso ugualmente perniciose nell’impostazione di un serio dibattito. 

Queste vanno sotto il nome di benaltrismo, ovvero inficiare la discussione su un qualsiasi problema anteponendovi altre questioni di presunta o reale maggior importanza, e di Galoppo di Gish, ovvero la tecnica di inondare il discorso con una miriade di informazioni errate o parziali con lo scopo di rendere la confutazione puntuale delle stesse uno sforzo insostenibile.

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